FOSSILI MIEI o IL MORRICONE MEZZO PIENO

 Quando vado a far visita ai miei fa sempre tanto spedizione archeologica. Vado a studiare i fossili. 

Li ami (dopotutto sei archeologo), ma non possono parlarti, se non nella loro lingua pietrosa e sepolta. Lingua che tu di tuo non volevi più metterti a parlare. Ti devi armare di piccone, di lente, di spazzoletta per spolverare i reperti. Andare a trovare i miei è passare un week-end con la zanzara nell’ambra di Jurassic Park. Figo.

Solo che la zanzara è tua madre. Tuo fratello. Tuo padre. Vorresti che ti abbracciassero cari e leggeri, per dare, non per prendere. Vorresti che volassero, liberi e felici per l’umidissima pianura, ma sai che, se anche potessero farlo, lo farebbero da zanzare, e sarebbe solo per succhiare il sangue di chi vive, il tuo, il sangue di chi sogna e rischia, pur di farselo, il sangue. Lo sai, eppure una volta lì continui a sperare che non pungano, e pungono. Tu ti gratti, loro succhiano, e si lamentano.

Vorresti che fossero vivi, aperti e fecondi come i mammiferi che erano una volta. Ma tanto loro ti rassicurano, “Guarda che va tutto bene ! Guarda che siamo felici così. Perché fare i mammiferi, se possiamo essere felici da insetti ? Da molluschi ? Da gasteropodi ? Perché complicare ? Tu complichi sempre tutto”

“Macazzononèchesonoiochecompl… Ma siete sicuri che state bene ? Che siete felici così? Con questi orari di lavoro, e queste sbarre alle finestre, e questa distanza l’uno dall’altro?”

“Aaaah, Franci Franci, ma quelli sono i gesti barriera! Bene, dice lei... Bene... oddio. Non malaccio. Che cosa significa poi esattamente, bene? Ognuno ha la sua idea di bene”

“Ma non scherzate mai. Non ridete mai. Non vi piace niente. Lavorate anche di domenica”

“Ma certo che scherziamo. È solo che sono le tue battute che non capiamo. Sei troppo complicata”

“Va bene, va bene... Comunque se siete felici, a me va bene”

“Felici, insomma sai... Si tira a campare. Si vivacchia. Si fa andare. Come i più. Come tutti. Anche tu eh, Non ti credere. La felicità poi non esiste. Si resiste. Si sopporta”. « Mi piego, ma non mi spezzo » ha risposto per anni mio fratello. O era « mi spezzo, ma non mi piego » ? ... Comunque poi per fortuna ha smesso.

Io vorrei dirgli Bè. La felicità esisterebbe anche, ragazzi. Bisognerebbe alzare il culo. Alzarlo, non sempre e solranto farselo. È diverso. Andare in bagno, sciacquarsi l’ottimismo, dare un’incipriata alla costanza, aprire il giornale e cerchiare le offerte di motivazione. Arrotolarsi un sogno, e fumarselo, oddio, che ho detto! E poi svegliarsi anche alle 4 di mattina per avverarlo il prima possibile. E il resto del giorno, raccogliere i fruttini di autostima che maturano su quel pezzetto di sogno in più... Ma parlo all’ambra fossile. Parlo ai gasteropodi. Parlo al vecchietto invasato che ha creato Jurassic Park.

Non sono io che son complicata, ragazzi. È alzare il culo, che è complicato. È mettere a posto le cose, che è complicato. Scusate se mi fate sempre l’effetto  angosciante della zanzara nell’ambra. Ma d’altra parte io faccio a voi l’effetto di Jeff Goldblum. O del T-Rex.

I miei quando mi vedono arrivare

 

Secondo me il paleontologo che fa visita ai suoi, non ha molta scelta : o spera che i suoi amati fossili tornino in vita… o deve ridiventare lui fossile. E l’ambra cristallizzata è dura da spezzare, quando nemmeno il cuore a tubo batte più nel toracino di zanzara. Secondo me il paleontologo deve per forza sentirsi solo. Che deve vivere in un mondo dove pure Ennio Morricone non comporrà più una sola nota nuova… L’ambra ti prende alla fin fine, anche se tu i sogni te li mangiavi a colazione, come cornetti, eh, Ennio?

Bè.

Possiamo fermarci lì, al Morricone imprigionato nell’ambra. Oppure possiamo dirci che lui ha composto tutto il sogno che gli pareva, e che quello lo avremo sempre. E adesso con il nostro, che si fa ? E il vostro, papà, mamma, fratello, sorella, Fossili Miei ?

È tutta una questione di vedere il Morricone mezzo vuoto, o mezzo pieno.

 


 

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