TIMIDI TENTATIVI DI DISOBBEDIENZA CIVILE /2

 Timido Tentativo n. 2, I trasporti.

Se prima avevo disobbedito con vigliaccheria, ora, è stata solo dimenticanza. Decisamente, se avanzo sulla strada della disobbedienza civile, è a passi piccoli. Piccolissimi. Poi devo ammettere che mi ha aiutato molto la rincoglionaggine ragguardevole delle controllore in cui mi sono imbattuta.

Insomma, sono uscita senza maschera. E ho preso il tram. Succede a tutti, direte voi. È normale, mi consolerete voi. Bastasse questo per disobbedire. Non farne un dramma. Ma no, non capite. Io sono contenta di dimenticarmela. Quello che provo, quando rovisto in borsa e NON sento sotto le dita l’infeltrito tocco sintetico della mascherina, il tepore idrofilo del bieco accessorio, il sinistro elastichino che intanto si è attorcigliato a chiavi, rossetti, penne e tampax, quello che sento, quando mi accorgo che ho lasciato la maschera a casa...è sollievo.

Truce mascherina, triste significante di cotanti tempi bui, simbolo catalizzatore di questa utopia dell’asepsi.

Se riesco a dimenticarmela, è perché ancora non sottostò immemore ai dettami della medicaglia di regime, che ingiunge e non spiega, che decreta e non aspira nemmeno alla decenza di una coerenza.

Se non ho assimilato il dovere civico della mascherina, se ancora me la scordo, è che ancora non sono ridotta a un’ubbidiente automa, scervellata esecutrice di sentenze senza processo. Non me l’hanno ancora data a bere tutta. Non è, solo dimenticanza. Non è sbadatezza. È contestazione.

Salgo dunque tranquillissima sul tramway. Mi ricordo anche di aver pensato “ma guarda, non c’è più nemmeno un solo passeggero a volto scoperto”. E neanche a quel punto realizzo che è perché è obbligatorio.

Dal filiforme corridoio in mezzo ai sedili emergono, vestite di verde kaki come murene oceaniche, due grosse signore con tutta la panoplia della milizia sanitaria. Puoi benissimo scambiarle per spietate marines saldatrici, per via dell’uniforme verde, della grossa visiera rettangolare, della camminata da Ranger. Solo un improbabile papillon a sbuffo sul loro colletto rivela che sono solo due controllore del tram. Che non hanno licenza di ucciderti. Ma la vorrebbero. Hanno maschera, hanno visiera, hanno tubo di gel assicurato alla cintola come una comica colt. Sull’altro fianco, molto più simile a un’arma vera, molto più pericoloso, sporge loro il pesante lettore della carta di credito. Per riscuotere le multe.

Si avvicinano a me ondeggiando. La larghezza dei loro corpi mi fa pesare fisicamente il mio accerchiamento.

“Mascherina” constata laconica la prima, con uno slancio dell’indice in direzione della mia bocca nuda, molto virile, molto western.

“Sono allergica” balbetto, molto meno convinta che con Jennifer, l’estetista.

La Medical Ranger non se l’aspettava. Non c’è scritto in nessuna delle liste di istruzioni sanitarie che si è dovuta mandare a memoria negli ultimi sei mesi. Sarà per questo che le mandano sempre in coppia. Due visiere, un cervello. Si gira quindi verso l’altra metà della sua equipe cerebrale, e ripete quello che le ho detto. “È allergica”. Il che vuol dire: “Le dobbiamo credere?”.“Sono centotrenta euro” risponde l’altra, e penso che voglia dire “No”. La timida disobbediente civile che sono, scatta in piedi, e a corto di argomenti, dice solo “No”.

“Mascherina?” ripete la seconda ranger, e mi domando se in realtà stiamo giocando a una specie di poker, o di Uno, o di Scrabble. Sì dài, quei giochi dove i giocatori si parlano a colpi di monosillabi, parole strategiche.

“Non posso” ritento, sperando che non mi costringano a fuggire come una ladra. Anche se seminare le due damigiane sarebbe cosa di secondi, non è questo il punto. È che non voglio fare scandali. Voglio essere una disobbediente discreta. Sento quasi i due semicervelli dietro alle visiere impallarsi e non girare più, davanti all’imprevisto. E poi, dopo secondi di stallo, molto poco epici, qualcosa dietro alle visiere si sblocca.

L’umanità?

“Metta una visiera, allora” taglia corto una delle due emicerebrate, sfiorandosi la sua con altro gesto da sceriffo. Potevo andare oltre, sentenziare che ero allergica anche al plexiglass delle visiere, e vedere che ne usciva. Se si bevevano anche quella. Dopotutto si erano bevute la necessità di rispettare i decreti Covid... Ma in onore del mio cervello, più o meno intero, più o meno libero, ho optato per la sola gratitudine di averla fatta franca. Ho detto solo: “Ma che idea geniale, agenti... Agentesse. Non ci avevo pensato! Vi ringrazio, vi ringrazio!”.

Quando si sono voltate riondeggiando per andarsene, come grossi omini Michelin, non ho fatto loro neanche una boccaccia. Non avrò il Covid, ma sto invecchiando.

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