LA BILANCIA DI PENELOPE
Questo è il primo post di una nuova sezione: ho chiesto ai miei amici sparsi per il mondo di parlarmi dei loro confini, deconfini, ...e affini. Pensieri lontani di gente che pensa bene.
L’autrice di questo testo, Anna Laura Palumbo, fa l’educatrice, è appassionata di neuroestetica e neuropedagogia. Scrive sempre cominciando da idee estremamente ovvie, poi, quando ti ha blandito per bene con le chiacchiere domestiche, ti scocca una verità che ti taglia in due. Potrebbe essere un’ottima neuroastrologa.
"Ebbene siamo nella fase 2, la fase 2 di un’interminabile fase 1 che tutti
hanno paragonato ad una guerra, una guerra che siamo stati chiamati a
combattere, contro un nemico invisibile.
A me questa sembra una parodia, uno di quei famosi “scherzi della vita” che
di tanto in tanto usiamo come definizione per le accidentali e simpatiche
catastrofi di tutti i giorni come andare in posta e stare in fila 6 ore e mezza
per poi scoprire che una volta arrivato il tuo turno ti volti e dietro di te,
il vuoto. Oppure quando sei in autostrada e ti rendi conto di essere a riserva
con il prossimo autogrill a 100km ah, e ti scappa, ovviamente, la pipì...Ma
andiamo al dunque.
Ognuno di noi ha vissuto in maniera totalmente soggettiva questa guerra,
alcuni pensate, non sono stati neanche da soli. Che fortuna, vero? Affrontare
una battaglia, con affianco la propria amata o il proprio amato... sicuramente
i nostri antenati ci avrebbero invidiati, sicuramente Penelope non si sarebbe
dovuta inventare nessuno stratagemma se fosse partita con Ulisse, ... E che
peccato. Ecco, no, ripensandoci, se i nostri avi avessero dovuto affrontare la
guerra insieme ai propri amati, non avremmo più neanche questi bei miti che
tanto ci fanno comodo parlando della vita... E se fossero stati tutti Penelopi
chiuse in casa ad aspettare la Fase Due, che miti avremmo avuto?
Ma allora, concretezza, soldati: quanti di voi sono stati in compagnia
durante questo periodo? Quanti sono stati da soli con sé stessi? Combattendo
ogni tipo di mostro invisibile? Quello di fuori lo chiamiamo virus, e quello
che c’è dentro? Come vi siete sentiti stando soli con le vostre paure, angosce
o stando in compagnia ma sentendovi comunque soli? Quanti di voi si sono visti
in prigione? Quanti hanno visto il sole? Il bello? Sapete cosa penso? Penso che
alla fine della fiera siamo stati chiamati tutti a fronteggiare delle verità
che assorbiti dalla vita quotidiana avevamo messo in sordina.
Ci pensate a quanto era assolutamente fantastica la nostra normalità perfettamente imperfetta?
Ci pensate a quanto era assolutamente fantastica la nostra normalità perfettamente imperfetta?
La prima verità, ripensando alla vita che era, è che siamo tutti assolutamente sbagliati e va bene così, perché se fossimo tutti giusti, nel giusto e per il giusto non ci sarebbe successo questo, vero Dio?
Sapete, Dio non c’entra assolutamente nulla, anzi, che chi ci crede si attacchi all’idea della salvezza divina, alla purificazione, al perdono dei peccati. Ne abbiamo bisogno, sì. Abbiamo tutti bisogno di perdonarci per poter andare avanti in un mondo che a quanto pare ci mette sempre alla prova.
La seconda verità è che non è vero che siamo intangibili e le catastrofi di tutti i giorni non erano altro che delle piccole avventure che ci facevano sentire più vivi, ora cos’è che ci fa sentire vivi? Cucinare la pizza? Chiamare i nostri cari? Sentirci amati. Ecco, sì. Sentirci amati.
La parola amore che ora è diventata tabù, come ci manca. Poterla dire, sentirla pronunciare, dimostrare, andare, voler scappare.
E sapete un’altra verità sulla verità? Beh, che la verità fa male. E no, non eravamo pronti a tutta questa verità tutta insieme, a sentirci soli, a sentirci meno in pace, a sentire delle mancanze che mai e poi mai avresti creduto potessero crescere così dentro di te.
Ma sono sicura che, a qualsiasi verità vi abbia messo davanti questo
periodo di confino, avete maturato delle nuove consapevolezze perché verità e
consapevolezza viaggiano in pari, l’una comprende sempre l’altra, e si crea un
equilibrio precario, ma pur sempre vostro. Non lo sottovalutate. Aggiungete,
togliete. Si riassesterà all’istante il piatto della bilancia. È ora di dare
peso a ciò che realmente, merita di stare, sulla nostra bilancia".
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