Bilancio Parziale o La nostalgia di una vodka mai bevuta
Hai ragione tu,
Enrica Tesio, che bisogna scegliere bene il momento di fare bilanci. Ma oggi ho
ordinato i CD. Lo faccio più o meno ogni cinque anni, peró quando succede, scatta
il bilancio: è più forte di me. La musica mi rende... risolutiva.
E una volta
iniziato è la fine, il bilancio dalla Cd-teca si propaga a tutti gli altri
scaffali, inarrestabile. Sapevo già di essermi un po’ giocata la giovinezza a
voler fare sempre troppo sul serio. Ma quando arrivo naso a naso con gli shot
Bacardi in cucina e penso che li stiamo usando per le uova alla coque (mio
marito l’altro giorno li ha chiamati perfino coquetiers); e che non li
abbiamo mai neanche veramente usati come shot, è lì che i rimpianti ti
sbattono in faccia tutto quello che hanno covato nell’ombra per anni.
Che poi non mi
sono mai veramente fidata dei CD . Quella plasticaccia di sest’ordine che si
rompe con lo sguardo. Quel profilino di un millimetro, che non sa nemmeno darti
vera e propria soddisfazione visiva, che per leggere il cantante sul lato devi
diventare cieco. Come per i libri, potevano sprecarli quei due o tre millimetri
per rendere l’esperienza un pochino più gradevole. Tutta quella fragilitÃ
arcobaleno, e non graffiarli, e toccali cosi, e mettigli il ditino lì... Ho
sempre finito per rigarli, convincermi che quel solco era solo un capello, e
poi dover affrontare l’aneurisma del cantante che a metà della traccia 6 si
bloccava e ripeteva la stessa sillaba all’infinito. Uno dei miei più grandi
momenti di sollievo è stato il giorno che credevo d’aver rigato il white album
dei Beatles, ma invece poi ho capito che era John che ripeteva “number nine” di
suo.
L’ultima volta
che ho ordinato i CD mi ero appena trasferita in casa di Tre, ed ero
pesantemente incinta. Tre me ne ha voluto a morte. Di avergli riordinato i CD,
non di essere incinta. Parlava lui! che mi aveva costretta a vendere il mio
fido giradischi (che ora, se fosse ancora in mio possesso, cambierebbe le sorti
del mio confino). Ma era andato comunque avanti per mesi, a chiedermi conto dei
Grateful Dead, e dei Led Zeppelin, e dov’era Herbie Hancock, e dov’era Guru, e
Stevie Ray Vaughan, eh? Eh? Alla S, alla R, o alla V? E Tony Joe White, ne
vogliamo parlare? E non lo sai che JB va alla B perché è la band di James
Brown?
“Mi dispiace, ma
ci sono certe cose che non posso fare”, gli dicevo. Otis Redding alla R come
una specie di liceale quando fai l’appello, non ci riesco. Otis è Otis. O.
Si vedeva, dalla
natura dei miei problemi, che non avevo ancora partorito. Una nullipara se le
pone certe questioni. Adesso, cinque anni dopo, è tutto diverso. Cinque anni di
pargoli hanno rimescolato tutto il nostro alfabeto musicale, ora svuoto gli
scaffali coi bicipiti di una massaia bolognese, decisa a riassettare tutto in
un paio d’ore, capace di tenere testa a Brown, a Redding, a Cube, e perfino a
quei due teppistelli di James, Etta e di Lymon, Frankie, sempre all’ultimo
banco.
Ma il tallone
d’Achille di una massaia bolognese, si sa, non è nei CD, è dietro, è sotto... è
il doppiofondo di 5 anni di polvere addensata in fondo a ogni scaffale. Ecco,
tutta questa polvere è il simbolo del mio lassismo di madre. Di tutte le volte
che ho lasciato perdere, che non ho avuto voglia, che non ho estirpato l’erbaccia
baobab, che non sono stata all’altezza. O mioddio...ho ammuffito i miei bambini!!
Ma poi la massaia ha preso le cose in mano, e si è detta: “Senti un po’, Due.
Anzi, Mo senti un po’, Due – ha detto
Nella vita arriva
sempre il momento di scegliere. E tu non vuoi vivere in una casa
senza polvere, una casa che sembra uscita da un servizio di AD-Architecture.
No, Due! Tu vuoi vivere in una cripta templare, perché più la polvere si
accumula, più sarà facile aspettarsi l’imminente visita di Indiana Jones, che
bucherà a colpi di piccozza il muro dietro ai CD e in mezzo al clangore delle
custodie che rotolano, lui ti farà un cenno col dito sulla tesa del cappello, e
tu gli dirai : “Ti aspettavo”. Mentre confabulo con la massaia bolognese, mia
figlia di 2 anni si interessa a QUESTO cd di Ted Nugent.
“Mamma...Perché è
arrabbiata la signorina?”. Il tempo di spiegarle che NON è una signorina, e la
sua sentenza si abbatte: “Grida come te, mamma”. Qui nemmeno la massaia
bolognese puo’ fare qualcosa per me. E allora non mi resta che fare un
riassunto di questo bilancio di confino. Un promemoria.
11)
Vedere
se al Carrefour resta qualche bottiglia di vodka. O almeno smettere di fare le
uova alla coque.
22)
Mantenere
la calma coi bambini. Ciò non esclude di continuare a minacciarli di atroci
punizioni se necessario, basta solo farlo senza alzare la voce, col sorriso, come
qualunque psicopatica dei film che si rispetti.
33)
Mondare
la CD-teca. Niente più Ted Nugent. E poi troppo Gainsbourg, troppo Eminem, non
ancora abbastanza Elvis. Non ci siamo.
44)
Rimpolpare
la CD-teca. Siamo aspramente sprovvisti di Johnny Cash; Bill Withers; Simon &
Garfunkel; The Honeycutters, e Mino Reitano. Non abbiamo nemmeno abbastanza
dischi dei Beatles. Non dimenticare mai più di trovarsi in casa di un
rollingstoniano.
55)
Aggiungerlo
alle ragioni del divorzio che chiederó appena uscita dal confino.
66)
Ricordarsi
di scegliere sempre la polvere. E di tenere in fresco una bottiglia e un paio
di Sacri Graal a portata di mano.
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