Il Tiramisù di Yoko (versi in prosa)
A Yoko piace
rompere le uova A volte nel paniere A volte nella ciotola prevista
Ma Premurosamente A più
e più colpi Come se bussasse Alla porta del guscio
Per entrare a
prendere il tè Con il pulcino. Ma il pulcino non c’è
Non è mai nato Lei sì, per tutti e due Sarà per questo Che le resta qualche piuma nei capelli
La punta del suo
becco negli strilli Non è pulcina da lasciarsi spaventare
Dalla cruna dell’ago
vaginale Basta bussare piano piano E chiedere permesso, per uscire.
Poi Yoko sembra
sana come un pesce Adora liberare i pesci Pavesino
Nelle acque
torbide del Rio Magdalena. L’Amore ai Tempi del Caffè.
Lo era anche lei
un bel pesciolino da caffè Feto biscotto a fare quello che voleva
Nella sua caffettiera
di segafredo amniotico. Ma se facevi scorrere una mano sulla pancia
Da destra a
sinistra, per esempio, Lei veniva a galla E la seguiva, da destra a sinistra
Chissà come
faceva. Pesciolino innamorato della barca.
Yoko si
gonfia come neve Al sole dello sbattitore Perché lo impugna lei
E gli albumi
eseguono i suoi ordini. E la meringa si fa soda e cresce come un fiore
La crema fiocca
dal cucchiaio Come un neonato nel mondo E così è scesa pure lei, me lo
ricordo.
Babbo Natale
nudo, e femmina, È scivolata quaggiù in vita con dolcezza, E decisione,
che è bello tutto,
ma quand’ è il momento poi si va e si nasce.
Magari pure il
fiore si fa male quando sboccia.
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